martedì 14 maggio 2013

Secondo Consiglio Radiofonico [ Glenn Gould ]

Un consiglio consigliato!
La trasmissione radiofonica di Carlo Rafele su Glenn Gould.

Glenn Gould - Il corpo del pianoforte
da lunedì 24 settembre a venerdì 5 ottobre 2012
ore 13:30
su RSI

Originale radiofonico di Carlo Rafele

Personaggi e interpreti
Glenn Gould - Mario Cei
Anahì - Anahì Traversi
Cecilia - Cecilia Broggini
Musiche eseguite da Andrea Manzoni
Regia Carlo Rafele
Maestro del suono Angelo Sanvido
Produzione RSI 2012

Il sito di RSI recita così:
L’arte pianistica di Glenn Gould celebrata per la prima volta attraverso un radiodramma inedito, trent’anni dopo la scomparsa del pianista e compositore canadese, avvenuta a Toronto il 4 ottobre 1982.
La Radio Svizzera Italiana propone “Glenn Gould: il corpo del pianoforte”, radiodramma in 10 puntate scritto e diretto da Carlo Rafele che andrà in onda dal 24 settembre al 5 ottobre dal lunedì al venerdì alle ore 13.30 sulla Rete Due e sul sito Internet www.rsi.ch/dramaradio.
10 puntate per raccontare l’epopea pianistica e solisistica di un pianista contemporaneo chiamato Glenn Gould, mescolando fiction, evocazione storica, documenti sonori.
La sceneggiatura radiofonica privilegia un itinerario di simboli e di avvenimenti significativi (il “mi dissocio” di Bernstein nella storica serata dell’aprile ’62, pronunciato davanti al pubblico esterrefatto; il ritiro dalle sale da concerto a 32 anni; l’atto d’amore verso il microfono e la Tecnica; le originali congiunzioni sonore tra Bach, Wagner e la musica del ‘900) e muove personaggi immaginari che si contendono la sua problematica eredità culturale (due giovani ricercatrici, Cecilia e Anahì, che si mettono sulle tracce di Gould costringendo la sua ombra a rivelare i propri segreti; un Mefistofele afflitto dagli anni - Nicky-Mefisto – che bussa ripetutamente alla sua porta per incitarlo a tornare nelle sala da concerto; un giudice chiamato a comminare una pena per il Gould colpevole di falsificare il sacro patrimonio concertistico attraverso inaudite manipolazioni).
L’innovativo e originale progetto radiofonico vuole provocare la curiosità dell’ascoltatore, accendendo una nuova e diversa prospettiva sulla figura del grande pianista-interprete, cercandone le peculiarità artistiche oltre l’orizzonte anacronistico delle “Variazioni Goldberg”, oltre l’immagine agiografica delle sue prodezze o delle sue eccentricità.
«È un lavoro che vuole affermare e mettere in scena l’immagine di un Gould inedito e inconsueto», spiega l’autore Carlo Rafele, «Un artista che si fa critico della cultura, che affronta il suono e le sonorità da una nuova prospettiva analitica, che rende la musica classica infinito legame con le pulsazioni sonore del presente, che plasma l’avvenire del suono facendo di Bach un nostro contemporaneo, spogliando Beethoven o Mozart di ogni insopportabile retorica, restituendo Brahms e Wagner alla vertigine metafisica, privilegiando compositori meno conosciuti come Ernst Krenek, Paul Hindemith, Orlando Gibbons, William Byrd».
Dopo Gould niente è rimasto come prima. Com’è accaduto per Godard nel cinema, Bacon in pittura, Gombrowicz o Nabokov in letteratura, il pianista canadese ha impresso all’arte della seconda metà del ‘900 un segno inimitabile, costringendo gli ignavi e i sopravvissuti a prenderne atto. Recentemente, il dibattito si è riacceso su parametri nuovi, scavalcando il mito ormai anacronistico delle Goldberg, focalizzandosi su questioni che investono la materialità del suono, il vitalismo concreto del fare musica, il suo infinito abitare la vita quotidiana, investendo quindi la filosofia, dischiudendo nuove frontiere di senso e di significato che quell’esperimento conclusosi precocemente può oggi sospingere.
Così la domanda iniziale continua a scorrere, con rinnovata urgenza: perché suonare Beethoven o Mozart allo stesso modo, ripetendo all’infinito una modalità di approccio che a quel livello può considerarsi ormai risolta? Di nuovo c’è, appunto, la risposta che viene da Gould: «La musica deve iniziare di nuovo, ogni volta, come fosse la prima volta»

Così, invece, ne parla il Corriere Musicale in un'intervista di Simeone Pozzini all'autore:
Dieci puntate per scoprire Glenn Gould. Che struttura ha dato a questo percorso? 
Ero interessato a generare una duplice direzione narrativa. La prima proveniva “dal basso”: due ragazze – Cecilia e Anahi – giovani ricercatrici “sulle tracce” di Glenn Gould, che si materializzano una notte nella sua macchina mentre Gould telefona all’amico Bob Fulford per comunicargli che ha trovato l’attacco della Sonata in fa minore di Beethoven, detta “Appassionata”. In realtà, subito dopo scopriamo che sono loro stesse “depositarie” della storia, sono loro che accendono la narrazione, come se sperimentassero un potere “evocativo” e fossero in grado di orchestrare la direzione e il senso del racconto. Non completamente, però: sarà infatti lo stesso Gould, nei panni di ombra celebrata o rievocata, a stabilire più tardi alcune coordinate del racconto, costringendo le ragazze a seguirlo …
La seconda direzione giunge invece da un Mefistofele invecchiato e decaduto – chiamato Nicky-Mefisto – che ha conservato il potere di bussare alla porta di Gould per tentare di riportarlo nelle sale da concerto, da cui il pianista, come si sa, uscì definitivamente nel ’64. Figura inquietante, che ama dissimularsi dietro una servizievole ammirazione, figura altamente ideologica che si sforza ad esempio di smontare le teorie di Gould sulla non importanza dei concerti pubblici. Ad ogni incontro Nicky-Mefisto porta a Gould un assillo: il programma di quel “memorabile” Concerto del Ventunesimo Secolo che Gould farebbe bene a eseguire al più presto nei maggiori teatri del mondo: “New York, Carnegie Hall, Milano, Teatro La Scala… l’evento del Secolo… una Sala colma all’inverosimile, spettatori da ogni parte del mondo. Immagina il manifesto: ‘Glenn Gould ritorna sulle scene’. Programma: Bach, Beethoven, Brahms… e poi, se guardi bene, ho lasciato uno spazio bianco: puoi scrivere i nomi che vuoi, anche quell’Orlando Gibbons che ti piaceva tanto”.
Nei confronti di un personaggio di per sé così iconoclasta, quanta fiction è presente nelle trasmissioni e in cosa consiste?
Se per “fiction” intendete la quota di verità contenuta nel Radiodramma, ce n’è abbastanza per disegnare un Gould a tutto tondo, che deriva in buona parte dalle suggestioni da lui stesso scritte e pronunciate. Gould amava raccontarsi, amava con sapiente arguzia mostrarsi alle prese con se stesso, con le sue pulsioni culturali e artistiche, divertendosi a creare deliziosi contrappunti dialogici, tentando di far parlare le diverse voci che dentro di lui convivevano. Sotto certi aspetti, la pratica drammaturgica, nel senso di lavoro sulle differenze e sulla contraddizione, è presente sia nella sua vita sia nel suo pianismo. E il “Radiodramma”, in tal senso, dovrebbe risultare forma e pratica ideali per esibire le diverse e contraddittorie sfaccettature dell’essere Gould.
Qual è il ritratto di Glenn Gould che uscirà da questo percorso?
Il ritratto di un pianista-artista che sceglie, con ironia e con gioia, la problematicità del fare e ascoltare musica, che non disdegnerebbe una moratoria di almeno 5 anni per le sue tanto declamate Variazioni Goldberg, che si diverte a mostrare la trasgressione necessaria che ogni musicista dovrebbe operare rispetto ai modelli passati e passatisti, che sa di poter ancora oggi inondare la contemporaneità e il presente di una qualità sonora che soltanto lui possedeva e attraverso la quale ha reso possibile la scoperta o riscoperta sia di musicisti sommi come Bach o Schönberg sia di musicisti poco conosciuti come William Byrd, Orlando Gibbons, Paul Hindemith. E poi c’è anche il Gould che si presenta davanti a un giudice per dichiararsi “colpevole reo-confesso”. Di che cosa?, gli chiede il giudice. “Sono un falsario e un falsificatore, ho corrotto con la Tecnica i Compositori di musica, ho falsificato l’Arte pianistica del XX secolo, seguendo criteri abnormi, togliendo al suono il suo ambito naturale”.


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