domenica 27 gennaio 2013

Il Carlo Felice stupisce con il suo Macbeth!



Dunque, il Macbeth è la decima opera composta da Verdi, opera che è stata riveduta e cambiata molto nel 1865 dal maestro, caratteristica che la porta ad essere considerata un’opera sia “matura” che “giovanile” : tutta la difficoltà dell'interpretazione di questo capolavoro verte all'interno del rapporto tra parola e suono. Il Macbeth è infatti il perfetto connubio tra teatro e musica: non solo vanta una musica estremamente carismatica e piena di espressività propria del suo grande compositore, ma possiede anche una profonda materia teatrale, impregnata di drammaticità, derivata direttamente dall'origine della storia, ovvero la tragedia Shakesperiana. Difatti oramai all'orchestra non è più affidato "solo" - se così si può dire - il compito di accompagnare e seguire la scena, ma è portatrice del discorso ed acquista una voce propria, partecipando attivamente al canto ed all'azione. Ma se vi interessa la trama ed un’analisi generale cliccate qui.

Cominciamo!



La scena che si apre avanti a noiè veramente curiosa, anche se, con il proseguire dell’opera si fa menointeressante, infatti si presentano sempre le proiezioni - peraltro, oseremodire, talvolta pacchiane... - e i teli, che se pur disposti in maniera differentee con proiettate immagini diverse, sempre loro sono. Le idee, quindi,funzionano, ma lasciateci dire che talvolta non siano rese al meglio: peresempio, la fronda di un alberello smuntoin controluce che avanza, al passo con “laforesta di Birnam si muove!” - con tanto di musica potente e drammatica -non è molto efficace, anzi, ci fa abbozzare un riso; cosa dire poi, della“corona che ruota” la quale ricorda il “jackpot di una slot machine di uncasinò”. In fin dei conti risulta un po’ povera.


Se la scenografia non convince fino in fondo, la regia, per certi versi, lo fa ancora meno. Devo dire che su questopunto noi autrici abbiamo opinioni contrastanti: tutte e due crediamo, infatti,che i tempi e gli intervalli siano stati troppi, ma se da un lato una pensa chequesti abbiano fatto apprezzare, gustare e riflettere meglio sull’opera,l’altra crede che siano stati troppi, inutili e che abbiano interrotto esvilito la scena, la continuità musicale e del discorso. Si sarebbe preferitoun piccolo intervallo ogni atto piuttosto che questo aprir e chiudere ilsipario continuo e fuori luogo.

Si sa che la messa in scena del Macbeth nonè cosa facile. Pensando alle precedenti possiamo affermare che se quella diPoutney per Zurigo (2001) fupraticamente perfetta e quella di Vick perLa Scala terribilmente contestata, questa si lochi in mezzo alle due e tendendo a quella inglese.
La regia dal punto di vistascenico è apprezzabile, i cantantisi muovono abbastanza naturalmente per il palco, talvolta vediamo mani volanti e braccia scoordinate durante l’esecuzione di passi particolarmentecomplessi, ma non ne facciamo un cruccio. Abbiamo apprezzato le molte entratedal “fondo” del palco - segno anchedi una buona disponibilità di cantanti e direttore – che rendono la scena moltopiù viva e arricchiscono, anche se non si direbbe, il suono.

La scelta di inserire le streghe sempre in palcoscenico (i mimisono stati davvero bravi e le coreografie perfette) fa discutere, anche se nel contesto ci pare un buon compromesso, ed anzi, le troviamo stupefacenti quando si trovano intornoa Banco nel momento in cui quest’ultimo appare a Macbeth nella scena del banchetto - resa davveroegregiamente! [ malgrado qualche dubbio per la mezza tavola mezza  apparecchiata!] 
I costumi di scena, ripropostianche qui dalla Cecchi sono proprio stupendi!
Tra i colpi di scena c’è anche lalettura della lettera creata conl’utilizzo di una registrazione chefa intersecare le voci della Lady e di Macbeth come una ad eco dell’altr(o)a,trovata che ci piace, anche perché spiazzaun poco. Comunque sia, come dice Mattioli, Macbeth è un'opera che si fa adorare, anche - diciamo noi -, per le sue imperfezioni.
Vi parlavamo di “sorprese” e “conferme” ed ecco dunque, nella prima categoria Battistoni, Guleghina e Pelizzari, nella seconda Scandiuzzi.



Lady Macbeth, Maria Guleghina, dà prova di bravura nel canto legatissimo e benfraseggiato e nell’adeguata presenzascenica: bravissima cantante. La sorpresasta nella voce, squillante, timbratissima,proiettata e piena di sfumature e nel fatto che scopriamo che la donna davanti chepar avere 30/35 anni ne ha, in realtà, una ventina di più! Freschezza vocale invidiabile. Pecca un poco nelle agilità, un po’un minestrone in certi punti, ma non ci facciamo neppure caso perché tutto funziona a meraviglia. Acutilimpidi e sonori, pronunciaadeguata e interpretazione davveroapprezzabile.

George Gagnidze è un discreto Macbeth, adeguatel’interpretazione e la pronuncia. Rende il suo complesso personaggiodiscretamente anche se non è del tutto convincente sia scenicamente chevocalmente.


Bancola fetta di onestà”dell’opera (come dice, per l’appunto, l’interprete) è Roberto Scandiuzzi, che conferma ancora una volta di essere un basso di prima categoria, eccellente nel canto - dal legato e fraseggio stupendi - come nella recitazione. Il personaggio vieneda lui ben delineato e, a dispetto di chi preferisce assegnare a cantanti poco dotati - e non, “poco famosi”-  le parti “che cantano meno”, ecco che qui trova la conferma che, se il ruolo èassegnato a un cantante-attore capace, tutta la produzione rende meglio. Questoè anche il caso della sorpresa piùesaltante, a parer nostro, della serata: RubensPelizzari, un Macduff di tutto rispetto!. Vocefascinosa dal timbro bellissimo, puntata, con facilità negli acuti, è davvero ammirevole, ha bella presenza scenica e ottima pronuncia.
Il Malcom di Vincenzo Costanzo non ci intriga particolarmente, ma funziona siascenicamente che vocalmente, anche se alla sua voce manca un po’ di corpo e proiezione.
Sara Cappellini Maggiore eFrancesco Verna portano bene a termine il loro compito.
Le comparse del Coro di Voci Bianche, guidate dal M° Tanasini, funzionano - noi eravamo inquinta fila e le sentivamo abbastanza, non ho idea di come potesse essere piùlontano.
Valerio Petouchoff ci inteneriscee rende bene, senza timidezza, il figlio di Banco – bravo!
Il coro è omogeneo ed intenso. Lavora bene anche scenicamente.Apprezziamo che il direttore abbia scelto solo alcune frasi da “truccare”vocalmente per le streghe.

Per quanto riguarda invece l'orchestra, abbiamotrovato di sicuro un'altra "conferma" : a nostro parere infatti l'orchestradel Carlo Felice è composta da eccellenti strumentisti e grandimusicisti, specialmente, secondo noi, la sezione dei fiati. In ogni caso tuttele voci soliste sono state impeccabili e nell'insieme l'orchestra è stata moltoaffiatata con i cantanti. 
Ad incantarci con la sua affascinante presenza scenicae con i suoi movimenti così sicuri e coinvolgenti, pur essendo così giovane,c'è stato Andrea Battistoni, classe 1987 (?), che ha saputo nonsolo dirigere magnificamente l'orchestra in tutte le varie tinte dell'opera, maha anche saputo tenere e seguire perfettamente i cantanti (riprendendo talvoltaalcuni piccoli errori dei cantanti sulla scena). è stato dunque un perfetto"ago della bilancia" punto di incontro tra orchestra e voci. Insomma,il giovine maestro non solo è stata una "sorpresa" assai gradita, maanche una vera e propria rivelazione! Speriamo davvero che possa tornare prestoa deliziarci ancora con la sua visione della musica, che ci ha propriosoddisfatte.



In fin dei conti un bell’allestimento ripetuto a Genova consuccesso, malgrado la freddezza del pubblico genovese chenon degna neppure Banco e Macbeth del meritato applauso nel duetto iniziale.

Finalmente - e questo è un parereche viene urlato a gran voce da tutti coloro che hanno assistito alle recite -  il Carlo Felice ha offerto una produzione senza intoppi ed ansiedel tipo “ ce la farà?” “ che note canta?” o “ma il tenore c’è??” –anzi di ottima qualità.

Ginevra & Giorgia

Ecco 

Direttore d'Orchestra
Andrea Battistoni
Regia e Luci
Henning Brockhaus
Assistente alla regia
Valentina Escobar
Scene
Josef Svoboda
Ricostruzione allestimento scenico
Benito Leonori
Costumi
Nanà Cecchi
Coreografia
Maria Cristina Madau
Allestimento in coproduzione con
Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste e Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi
Orchestra e Coro
Teatro Carlo Felice
Maestro
Patrizia Priarone
Maestro del Coro di voci bianche
Gino Tanasini
PERSONAGGI
INTERPRETI
Macbeth
George Gagnidze
Banco
Roberto Scandiuzzi
Lady Macbeth
Maria Guleghina
Dama di Lady Macbeth
Sara Cappellini Maggiore
Macduff
Rubens Pelizzari
Malcom
Vincenzo Costanzo
Medico
Francesco Verna
Domestico di Macbeth
Francesco Sorichetti
Sicario
Alessandro Pastorino
Araldo
Alessio Bianchini
Prima Apparizione
Filippo Balestra
Seconda Apparizione
Elena Caruso/Elisa Priano (dal Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice)
Terza Apparizione
Filippo Bogdanovic/Umberto Musso (dal Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice)
Fleanzio
Valerio Petouchoff
Mimi
Streghe: Luisa Baldinetti/Emanuela Bonora/Lucia Fusina/Maria Francesca Guerra/Barbara Innocenti/Claudia Ossola/Davide Riminucci - Scozzesi: Luca Alberti/Filippo Bandiera/Matteo Bologna/Dario Greco/Andrea Valfrè



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